Il cambio generazionale – parte 1

Il cambio generazionale dalla parte dei dipendenti, le nuove generazioni e l’approccio al lavoro: come è cambiata la mentalità nella generazione dei Millennials e Generazione Z
Le aziende oggi si trovano in una situazione paradossale fino a qualche anno fa, quello che sceglie non è più il Responsabile delle Risorse Umane, ma il candidato al posto di lavoro.
Questo cambiamento, anche se potrebbe sembrare un’assurdità, per “boomer” come chi scrive, è la realtà, bella, brutta che sia è la realtà.
Come abbiamo scritto nell’introduzione del nostro BLOG, le aziende si trovano in un momento di cambio generazionale, sia per un eventuale cambio al vertice, sia, comunque, per il nuovo approccio al mondo del lavoro dei “giovani”.
Negli ultimi decenni, il mondo del lavoro ha vissuto una trasformazione profonda, in gran parte guidata dal nuovo modo di pensare delle nuove generazioni, in particolare i Millennials e la Generazione Z.
I “giovani” di oggi che sono rappresentati da questi gruppi, presentano approcci e mentalità differenti che riflettono i cambiamenti sociali, economici e tecnologici dei tempi in cui sono nati e cresciuti, un pò come le generazioni precedenti, ma con un distacco notevole da quello che era il “vecchio” modo di pensare al lavoro.
I cambiamenti del modo di intendere il Lavoro, rispetto alle generazioni precedenti sono radicali e totalmente diversi, soprattutto riguardo alle aspettative per il futuro che non è più inteso come quello “standardizzato” dei loro genitori.
1. L’importanza del significato e della missione
I Millennials, quelli nati tra il 1981 e il 1996, sono stati i primi a introdurre un cambiamento sostanziale nel modo di vedere il lavoro.
Per loro, il lavoro non è solo una fonte di reddito, ma anche un mezzo per realizzare se stessi e contribuire a cause più ampie, quindi sono molto più attenti alle Politiche aziendali e alla responsabilità sociale delle imprese.
Sono pronti a cambiare se non si ritrovano in un ambiente che rispecchi le loro scelte di vita, viceversa sono disposti ad investire il loro tempo per iniziativa sostenibili e socialmente responsabili
Le aziende dovranno fare una analisi introspettiva per sviluppare strategie oltre che per trovare, soprattutto per TRATTENERE i talenti
La Generazione Z, quella nata tra il 1997 e il 2012, ha ulteriormente radicalizzato quanto iniziato dai millenials.
Cresciuti in un mondo in cui l’emergenza climatica e le disuguaglianze sociali sono al centro del dibattito, i giovani “Z” attribuiscono ancora più importanza ai loro valori personali e pretendono che l’azienda sia in linea con loro, non si fanno problemi a lasciare un’azienda che non li soddisfi, ponendo in secondo piano anche il salario.
2. Flessibilità e bilanciamento vita-lavoro
Per i Millennials, la flessibilità sul lavoro è diventata una priorità fondamentale, si sono trovati a loro agio durante la Pandemia del COVID 19 benedicendo lo smart working, a dispetto dei loro genitori che magari lo hanno vissuto come un periodo di arresti domiciliari.
Questa generazione vede il lavoro come una parte della propria identità,ma non tollera che il tempo dedicato al lavoro, intacchi le proprie ore di vita privata, per questo sono ben visti orari flessibili, lavoro da remoto ed un ambiente di lavoro sano, equilibrato e cordiale.
Per la Generazione Z, tutto questo è spinto all’ennesima potenza, le ore lavorative devono essere definite e non invadere l’area personale, sono molto più consapevoli delle tecnologie e metodi di ottimizzazione del lavoro e mettono al primo posto la loro salute fisica e soprattutto mentale.
E’ la generazione più aperta a carriere e lavori non convenzionali, opportunità di lavoro autonomo e libero da luoghi fisici in modo da poter mantenere il controllo del proprio tempo.
E’ la generazione che non comprende i confini nazionali e/o linguistici, a differenza dei loro parenti più grandi, conoscono bene almeno una seconda lingua se non più, ed è aperta alla conoscenza di abitudini e modi di pensare diversi.
3. Tecnologia e apprendimento continuo
Entrambe le generazioni sono native digitali, ma la loro relazione con la tecnologia differisce sensibilmente.
I Millennials, sono cresciuti con la nascita e l’evoluzione di Internet, vedono la tecnologia informatica come uno strumento per migliorare la produttività e semplificare la vita quotidiana, ma hanno avuto a che fare con il mondo pre-digitale e sono più attenti nello studiare le nuove piattaforme e/o novità.
La Generazione Z, al contrario, non conosce un mondo senza Internet, è all’oscuro di qualsiasi cosa non sia connessa in tempo reale con il resto del mondo, utilizza naturalmente e istintivamente le nuove tecnologie, e le loro applicazioni.
La loro capacità di interagire con il WEB li dota di poter essere multitasking e la familiarità con diversi dispositivi li rendono estremamente adattabili in ambienti di lavoro dinamici, oltre ad essere più favorevoli alla formazione continua, specie se di tecnologie avanzate, e che mai come prima, vede la formazione scolastica come lenta, vecchia e limitante.
Conclusione
Le aziende che vogliono attrarre e mantenere i talenti di queste generazioni devono essere pronte a evolversi e a rispondere a queste nuove esigenze, devono creare un mondo del lavoro che sia non solo remunerativo, ma anche etico, flessibile e in linea con le loro aspettative di vita.
Questo potrà sembrare pura retorica, ma è la realtà.
La cosa buona è che per le aziende è arrivato il momento di analizzare il proprio schema di lavoro, studiare le nuove tecnologie e cercare le applicazioni alla propria realtà.
Non è facile, ma con un pò di buona volontà, considerando che c’è in ballo il futuro proprio dell’azienda chiunque sia a capo di un’azienda dovrebbe prendere in considerazione di programmare il cambiamento.
Se ti piacciono i nostri argomenti e vuoi essere informato sull’uscita dei nostri nuovi articoli CLICCA QUI o lascia un commento, saremo lieti di interagire con te.